Ottocento
Caduta la Repubblica di Venezia (1797), Longarone, dopo la parentesi napoleonica, fu soggetto all’Austria fino al 1866. Con Napoleone il paese venne eretto in Comune (1806), staccandosi da Castellavazzo.
L’attuale tendenza ad unificare i Comuni ha certamente permesso al Comune di Longarone di recuperare la storia più che millenaria che si era interrotta proprio in questo periodo storico.
A fine secolo Longarone e Castellavazzo videro intensificarsi un fenomeno già manifestatosi nei periodi precedenti e che avrà un rilevante seguito anche nel ‘900 (e che in parte continua tuttora): quello dell’emigrazione, sia in Europa sia in America.
Da ricordare in particolare quella verso il sud del Brasile, dove, nel 1878, emigranti longaronesi fondarono il paese di Urussanga, dal 1991 gemellato con Longarone.
In questo periodo storico l’importanza di Longarone continuò a crescere grazie alla sua posizione strategica e grazie alla mercatura e lavorazione del legname, in particolare mediante lo sfruttamento dei boschi del proprio territorio e quelli del Cadore.
Le famiglie che commerciavano il suddetto legname con Venezia, grazie alla ricchezza raggiunta, poterono costruire bellissimi palazzi, vanto del paese fino al 1963. Molto prestigio ebbero le famiglie Campelli, Sartori, Mazzolà, i Malcolm, i Tallachini e molte altre ancora.
Personaggi illustri del Longaronese
Particolarmente vivace fu la presenza della gente di Longarone (insieme a quella di Castellavazzo) nelle cospirazioni e nei moti rivoluzionari per l’indipendenza dall’Austria, culminati nel biennio 1848-49 e che videro protagonista l’avvocato Jacopo Tasso (1808-1849), fucilato dagli austriaci a Treviso il 10 aprile 1849 (ricordato nel capoluogo da una piazza che gli è stata dedicata con un monumento).
Accanto a lui brillarono patrioti di rilievo, quali don Luigi Protti (1823-1892), Gaetano Tallachini (1826-1891), nipote di Antonio Tallachini, i fratelli Pietro Ettore e Rosa Celotta (1827-1851; 1825-1889) e altri ancora.
Il tecnico e impresario edile Agostino Cappellari costruì a Roggia una delle prime centrali idroelettriche presenti sul territorio bellunese ed eresse il suo palazzo, oggi casa Bonato. Il Cappellari partecipò alla costruzione della Galleria Vittorio Emanuele di Milano insieme all’ing. Giuseppe Mengoni.
Antonio Tallachini, costruttore edile di provenienza lombarda, si occupò in particolare di opere pubbliche di rilievo, come ad esempio la strada d’Alemagna (1827-1830) e il ponte in muratura sul Piave a Longarone (1837-1841), oltre a diversi lavori ferroviari, ed aprì un’agenzia nel centro di Longarone.
La famiglia Tallachini ospitò presso la propria villa nella tenuta di Faè, anche se solo per una colazione ristoratrice, la regina Margherita di Savoia e il figlio Vittorio Emanuele.
Teleferiche
Le teleferiche, per lo scalo dei tronchi dalle alte montagne a valle, sono ideate, progettate e costruite da teleferisti locali, in particolare dagli uomini di Igne e Soffranco, i quali costruirono centinaia di questi manufatti: uno dei primi impianti datato con certezza è quello del 1893.
Le loro competenze specializzate e la loro ricca esperienza e abilità gli permisero di essere richiesti ovunque, in Italia e all’estero.
Il Teatro di Longarone
La vivacità di Longarone si manifestava anche attraverso il Teatro, costruito ex-novo nel 1878 per intervento di Giovanni Teza.
Il Teatro aveva un proprio statuto che regolamentava entrate e uscite, la gestione delle spese e le richieste di contributi straordinari a carico dei soci.
Il Teatro può essere considerato spia dei comportamenti pubblici, delle preferenze dei ceti dirigenti, dell’uso del tempo libero e delle mode della società ottocentesca. L’edificio era addossato sul versante montuoso nei pressi dell’attuale municipio ed è stato successivamente trasformato in cinematografo, fino al rovinoso incendio dell’ottobre 1962 che lo rese inagibile, per poi essere distrutto con il disastro del Vajont l’anno dopo. Il Teatro aveva tre file di palchi, era stato dipinto dal Sommavilla e il telone con scena campestre, scomparso nel 1919, era opera del Moek. La storia del Teatro è fatta di stagioni di musica e prosa, veglioni carnevaleschi e numerosi eventi politici.
Da ricordare, il veglione al Teatro tenutosi nel periodo carnevalesco del 1896 per solennizzare l’arrivo della corrente elettrica, in quanto Longarone fu, in provincia di Belluno, il capoluogo di distretto servito per primo dal nuovo sistema d’illuminazione realizzato dall’impresario Cappellari che introdusse l’utilizzo delle lampadine elettriche al posto dei fanali a petrolio. L’accensione simultanea di tutte le lampadine, che illuminò la valle, fu annunciata da un colpo di cannone sparato dalla Villa Cappellari, cui seguirono fuochi d’artificio.
In tale eccezionale occasione il Teatro ospitò numerosi personaggi illustri.
La foresta di Cajada
Già nel XVI secolo la foresta di Cajada e il Cansiglio furono incamerati dal governo veneziano per le necessità della Serenissima, la quale tutelava, così, la risorsa “legname” là dove vi erano maggiori possibilità di trarne giovamento. Ricordiamo inoltre che già nei secoli scorsi Cajada e, in particolare, il monte Cajada furono oggetto di contese, dispute, affitti e compromessi tra la Regola di Longarone, Igne e Pirago e le monache del convento dei Ss. Gervasio e Protasio, le quali avevano ricevuto Cajada dal vescovo di Belluno (1233).
Soltanto durante il regno sabaudo si decise di privatizzare Cajada (1871). Tale decisione non venne ben accolta per diversi motivi, evidenziati in alcuni articoli anonimi pubblicati dal giornale “La Provincia di Belluno”, tra i quali il timore di un peggioramento della produzione boschiva.
La campagna di stampa del giornale non servì a molto; infatti si procedette con le aste pubbliche e, in questo periodo, diverse famiglie di Fortogna maturarono l’idea di acquistare parte di Cajada. Erano persone che conoscevano bene il territorio e il suo valore, ma il problema per loro era trovare il capitale necessario all’operazione (si trattava prevalentemente di famiglie di piccoli proprietari); interessante il fatto che scelsero di rivolgersi non a un istituto bancario, ma piuttosto alle famiglie notabili longaronesi.
Fu così che nel marzo 1889 venne stipulato il contratto per l’acquisto di Cajada che venne firmato presso le scuole elementari di Fortogna e successivamente venne costituita una società di fatto, capeggiata dai Protti.
Cartonificio
Nel 1899 iniziarono i lavori per la costruzione dello stabilimento del Cartonificio del cav. Gustavo Protti e per il cui funzionamento si costruirono uno sbarramento sul Vajont e un canale di derivazione dell’acqua, lungo alcuni chilometri, per poter disporre così di energia in modo continuativo e autonomo.
Il Cartonificio venne aperto nel 1900 con 150 operai e dette avvio così all’industrializzazione del Longaronese.
Altre attività ed avvenimenti
Il territorio longaronese diventa centro fiorente dell’industria bellunese con diverse segherie attive, la fornace a Castellavazzo (un grande forno a calce) che occupava ben 48 dipendenti e la nascita della fabbrica di birra a Longarone dei fratelli Pra Baldi.
Prosperò, in questi anni, anche il mercato di bestiame e di grande rilevanza fu la latteria cooperativa sociale che lavorava grazie al bestiame di proprietari provenienti da Longarone e Castellavazzo.
Le piene disastrose del 1851 e del 1882 colpirono duramente la popolazione bellunese e quindi anche quella longaronese, abbattendo il ponte sul Piave del Tallachini e danneggiando fortemente la tenuta di Faè.